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Shingo ARAKI

Shingo Araki nasce a Nagoya, nella prefettura di Aichi, l'1 gennaio 1939. Già negli anni dell'adolescenza, mostra il suo lato artistico lavorando come illustratore pubblicitario e realizzando illustrazioni di storie per l'infanzia per conto dell'editore Machi. Le sue prime pubblicazioni avvengono nel 1955, a soli sedici anni di età, e anche se si tratta di collaborazioni occasionali questi lavori sono utili al giovane Shingo sia per farsi notare che per guadagnare denaro (poco) ed esperienza. Certamente il ragazzo lavora duro, considerando che il committente arriva a chiedere anche 60 tavole alla settimana, ma i risultati sapranno ripagarlo, anche se non nell'immediato. Essendo un fan di Yoshihiro Tatsumi, vorrebbe collaborare con lui, ma i lunghi tempi di trasposizione animata dei suoi lavori lo scoraggiano. Continua a fare lavoretti, partecipando nel 1963 anche alla realizzazione di due cortometraggi che gli frutteranno il primo contatto importante, quello con la Mushi Productions l'anno successivo. La Mushi lo inserisce subito nello staff di Jungle Taitei (in Italia, il titolo sarà Kimba il Leone Bianco), la trasposizione animata di un famoso manga di Osamu Tezuka, e lì Shingo avvia la sua carriera di animatore, pur se da intercalatore, mettendo a curriculum tanto Jungle Taitei (1965-1966) quanto il successivo Susume! Leo (1966-1967), seguito del primo.

Ma nel 1966, mentre ancora sta lavorando per la Mushi, Araki fonda, quasi per scherzo, lo studio Jaguard insieme a Hiroshi Saito e alcuni altri amici, pensando forse che in un prossimo futuro possa lavorare in proprio. Per quanto quell'esperienza gli dia molto (Araki ammetterà la sua ammirazione per Saito), resta il fatto che continua a disegnare per la Mushi, che si affida a lui anche per Ganbare! Marin Kid e soprattutto Ribbon no Kishi (in Italia, La principessa Zaffiro), il suo secondo lavoro lungo dopo Jungle Taitei, ma il primo impegnativo come vero e proprio animatore. Shingo continua a darsi da fare, ma non più per laMushi, o almeno non soltanto. Già nel 1967 è nello staff di Paaman, serie umoristica in bianco e nero prodotta da Tokyo Movie (la futura e più nota TMS), con la quale il rapporto di lavoro assumerà presto una piega decisiva nella carriera di Shingo.

 

Il giovane animatore, infatti, agli inizi del 1968 è diviso tra le due case di produzione, lavorando con Mushi per lo sconosciuto Wanpaku Tanteidan(nell'occasione, però, ha il suo primo incontro con Rin Taro e Osamu Dezaki) e con Tokyo Movie per Kyôjin no Hoshi (in Italia, Tommy la Stella dei Giants), sempre insieme a Dezaki, un grandissimo successo destinato a durare tre anni, con ben 182 episodi. Kyôjin no Hoshi, infatti, è la prima opera in cui Araki inventa delle posizioni plastiche (e impossibili) dei suoi personaggi, che diventeranno uno dei suoi tratti caratteristici. Araki, non conoscendo il baseball, al termine di una rapida ricerca personale genera dei movimenti eleganti e potenti, ma non del tutto credibili. Kyôjin no Hoshi termina nel 1971, e nel frattempo Araki lavora ad altre produzioni Mushi, come Panimal 1 (con Yoshiyuki Tomino alla regia) e Sabu to Ichi Torimonohikae, uno dei primi miscugli di full animation e middle animation, due tecniche raramente utilizzate insieme e caldeggiate, nell'occasione, dal regista Rin Taro. La full animation, infatti, era spesso accantonata in quanto molto qualitativa (una cel per uno o due frame di animazione) ma anche troppo costosa.

 

Il 1969 è un anno interlocutorio, nel quale Araki anima un'altra serie sportiva di buon successo prodotta da Tokyo Movie, ovvero Attack Number One! (in Italia,Quella Magnifica Dozzina), ma è nell'anno successivo che arriva la consacrazione. Nel 1970, infatti, Shingo lavora all'animazione di Ashita no Joe, il manga della coppia Asamori-Chiba che sta letteralmente spopolando in Giappone. Grazie al manga, intenso e coinvolgente anche più di Kyôjin no Hoshi (Asamori è autore di entrambi, col proprio nome o con lo pseudonimo di Ikki Kajiwara), e grazie all'apporto fondamentale di Osamu Dezaki, Akio Sugino e Shingo Araki,Ashita no Joe ottiene un grande successo. Ma il genere sportivo non è il solo in cui Araki si cimenta, anche se il lavoro contemporaneo su tre serie di successo gli toglie tempo ed energie. L'animatore spazia su tutti i generi e su tutto il mercato dei produttori, iniziando a lavorare anche per Toei Animation con storie più brevi e meno famose come Kick no Oni (1970-1971) e Mahô no Mako-chan (1970-1971, in Italia noto come Una Sirenetta Tra Noi), continuando anche l'anno seguente a dividere il suo tempo su progetti meno impegnativi, tra i quali spicca solo Genshi Shônen Ryu (in Italia, Ryu il Ragazzo delle Caverne), divenuto abbastanza famoso anche perché tratto da un manga di Shotaro Ishinomori. In Mahô no Mako-chan, però, è da rimarcare che Araki fa anche per la prima volta lo scenarista, diventandolo a pieno titolo l'anno seguente.



LE MAGHETTE, I ROBOTTONI E LA FANTASCIENZA

Il 1972 dovrebbe essere un anno difficile, perché la congiuntura economica porta Toei a ridurre drasticamente il personale. La cosa coinvolge Shingo fino a un certo punto, però, visto che proprio per Toei realizza due importanti lavori come Mahôtsukai Chappi (La Maga Chappy) e Devilman, quest'ultimo un successo garantito dalla fama dell'autore Go Nagai. Lavori brevi, che gli lasciano il tempo anche di conoscere nuovi editori, come la Knack, per cui realizza Seigi wo Aisuru Mono Gekko Kamen (Gekko Kamen); la Nippon Animation, con Fushigi na Koala Blinky; o la neonata Soeisha, per la quale anima la prima serie animata uscita dai suoi studi. La serie si chiama Hazedon, e rimarrà sconosciuta ai più; l'editore, invece, diventerà un marchio famoso col nome di Sunrise. I rapporti con Toei, tuttavia, si fanno sempre più stretti nell'anno seguente, quello della svolta. Nel 1973, oltre a replicare la fortunata partnership con Go Nagai e Tomoharu Katsumata (character designer di Devilman) in Cutey Honey, Shingo Araki realizza infatti Babil Nisei (Babil Junior). La storia avventurosa e dinamica, ma soprattutto la mansione di character designer, permettono ad Araki di esprimere al meglio se stesso, e di diventare un 'nome' di primo piano grazie al suo stile inconfondibile. Non solo: in quell'esperienza, Araki conosce anche un'anonima collega, Michi Himeno, che diventerà negli anni a venire sua compagna di lavoro inseparabile.

 

La fama di Araki è cresciuta a sufficienza perché non sia più lui a doversi preoccupare di cercar lavoro presso un editore piuttosto che un altro. Nel 1974 fonda l'Araki Productions a Tokyo, uno studio nel quale accoglie come collaboratori più o meno occasionali il regista Tomoharu Katsumata e i disegnatori Hideyuki Motohashi, Yoko Himeno (sorella di Michi), Yue Ito, Tomiko Namiki e Kyoko Chino, all'epoca animatori e intercalatori. È l'anno dell'ammiccante Majokko Megu-chan (in Italia, Bia la Sfida della Magia), ma anche del ritorno alla Tokyo Movie per l'animazione di Judo Sanka (Ugo Re del Judo), il terzo manga sportivo di Kajiwara/Asamori che ha curato. Ma sembra quasi un debito di gratitudine, considerando che il committente principale, e quasi unico, resta Toei. Dopo un breve excursus storico (Shônen Tokugawa Ieyasu, 1975), Araki realizza una delle sue opere più amate, una perla generata da un breve ma intenso manga di Go Nagai: UFO Robot Grendizer (in Italia, Atlas Ufo Robot o semplicemente Goldrake). Grendizer ha un successo notevole e immediato, e i personaggi così belli e, più ancora, eleganti, sono i primi tra quelli arakiani a diventare famosi anche in Europa. La serie, la prima eseguita insieme a Michi Himeno, termina nel 1977, e durante quei due anni Araki si concentra quasi solo su di essa e su Ikkyu-san (molto più incentrato sulla tradizione orientale e infatti poco conosciuto in Europa. In Italia, è giunto col titolo Ikkyu-san, il Piccolo Bonzo), la serie più lunga alla quale lavorerà in carriera con ben 298 episodi.

L'impegno con Ikkyu-san però è più leggero, i disegni più semplici e classici, e infatti è col termine di Grendizer che Araki inizia a lavorare su altre serie animate (Ikkyu-san terminerà nel 1982). Non di Go Nagai, però, perché il mangaka termina la collaborazione con Toei in seguito a un furente litigio per i diritti di copyright. Il nuovo autore di punta di Toei Animation diventa quindi Leiji Matsumoto, su idea del quale Araki realizza la serie Wakusei Robot Danguard Ace(in Italia, Danguard). È l'alba di una collaborazione proficua per entrambi gli artisti, che durerà per diversi anni. Anche Tokyo Movie, che ha cambiato nome inTMS (Tokyo Movie Shinsha) si affida ad Araki per risollevarsi dai suoi problemi economici, affidandogli Shin Kyôjin no Hoshi e Shin Lupin Sansei, con ottimi risultati. I suoi lavori, maggiori o minori, ormai non si contano più, e vanno dalle storielle per bambini (come Manga Kodomo Bunko, 1978) ai viaggi interplanetari (Ginga Tetsudô 999, il film Saraba Uchû Senkan Yamato, entrambi di Matsumoto ed entrambi del 1978). Vale la pena, a questo punto, focalizzarsi su quelli che sono stati i più importanti sia per il pubblico che per la carriera di Araki, e che lo hanno probabilmente fatto diventare il character designer più famoso ed apprezzato del globo.

 

L'APICE DEL SUCCESSO E IL DISIMPEGNO

Nel 1979 la TMS produce un progetto ambizioso, tratto da un manga di grande successo e destinato a diventare una grande serie animata. Il titolo èVersailles no Bara (in Italia, Lady Oscar), una serie che secondo le intenzioni della produzione doveva avere un'impronta fortemente drammatica, sia perché trattava temi legati alla guerra sia per la particolare natura della protagonista, una donna che era stata cresciuta come un uomo. In questa serie, Araki mostra inizialmente la sua vera capacità di disegno, mostrando un tratto più pulito e affinato rispetto a Babil Nisei, e in seguito la sua capacità di adattamento quando, durante la realizzazione della serie, il nuovo regista Dezaki impone a tutto lo staff radicali cambiamenti di stile e di narrazione. Sempre nel 1979, però, c'è un altra produzione a marchio fortemente arakiano, ovvero Hana no Ko Lun Lun (in Italia, Lulù l'Angelo dei Fiori), la quale dall'inizio alla fine è un trionfo di linee morbide e personaggi aggraziati come quelli visti nelle prime puntate di Versailles no Bara.

La prima metà degli anni '80 è fortemente legata alla fantascienza, e i principali lavori di Shingo appartengono infatti a questo genere, e sono legati al personaggio di Captain Harlock, creato dalla matita di Matsumoto, anche se tra le opere famose di questo periodo vanno inclusi Ai Shite Night (1982, in ItaliaKiss Me Licia), Cat's Eye (1984-1985, in Italia Occhi di Gatto) e Meitantei Holmes (1984-1985, in Italia Il fiuto di Sherlock Holmes), una coproduzione italo-giapponese supervisionata da Hayao Miyazaki. La seconda metà della decade, invece, si può tradurre in due parole: Saint Seiya. Araki realizza anche altri prodotti di qualità, come Uchû Densetsu Ulysses 31 (1988, in Italia Ulysse 31), ma il suo tempo e il suo successo appartengono quasi interamente agli eroi creati da Masami Kurumada. Araki e Michi Himeno hanno sufficiente libertà d'azione per confezionare personaggi dai tratti dolci, morbidi e piacevoli per il pubblico. Le ragazze adorano i lineamenti delicati dei protagonisti; i ragazzi, oltre al carisma, ne apprezzano le battaglie, piene di movimenti sinuosi e ricche di effetti speciali mozzafiato. C'è anche da dire che in effetti sia gli episodi sia i film cui la coppia Araki-Himeno si dedica di persona sono dei piccoli capolavori di grafica, nei quali ricorrono tutti i cliché di Araki: occhi grandi e molto espressivi, pose particolarmente plastiche, spostamenti e contorsioni dei corpi umani unici nel loro genere.

 

L'onda di Saint Seiya si esaurisce nel 1989, con l'ultimo dei quattro lungometraggi animati dedicati alla serie, ma non i lavori sui personaggi di Kurumada. Nel 1991, infatti, Araki anima una serie OAV che non gli porterà troppa fortuna, Fûma no Kojiro. Il soggetto si presta bene al tratto di Araki, del quale però nella prima serie ci sono soltanto il nome e la sigla iniziale, da lui realizzata. Nonostante gli eccellenti risultati ottenuti nella seconda serie OAV e nel film, però, la serie non ottiene un grande riscontro. Sono anni in cui la presenza diretta di Araki come disegnatore/animatore si dirada, anche a causa dell'età non più verdissima e del fatto che non c'è più la necessità, da parte sua, di guadagnare per arrivare a fine mese. I suoi disegni, in compenso, sono sempre più belli, come dimostrano Yokoyama Mitsuteru Sangokushi (1991) e più ancora la serie OAV di Babil Nisei (1992) e le illustrazioni di Burai (1993), una serie di romanzi per i quali realizza le copertine e qualche immagine per l due videogiochi ad essi legati.

L'ultimo discreto successo nel quale partecipa da animatore è Aoki Densetsu Shoot (1993, in Italia Alé Alé Ooh) un anime di calcio nel quale maschera un po' i suoi tratti caratteristici. Da lì in poi il suo ruolo diventa quello di direttore dell'animazione, e i suoi disegni si limitano agli schizzi preparatori dei personaggi. In questa veste, partecipa alla realizzazione di Yu-Gi-Oh! Duel Monsters (2000) e di Ring Ni Kakero 1 (2004, serie non conclusa), ultimo lavoro di Kurumada nel quale si è impegnato, addirittura anche come produttore. Ultimo. Per ora.


fonte burning blood.it
 

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